“Sono inaccettabili le dichiarazioni del Garante a riguardo dei clandestini detenuti nel Cpr di Gradisca d’Isonzo. Giustificare continui atti d’odio e di violenza, verbale e fisica, perpetrata da individui che hanno a loro carico precedenti con la giustizia non può essere il modus operandi di una figura che dovrebbe essere di garanzia. Si tutelino in modo imparziale anche gli operatori e le Forze di polizia, oppure qualche dubbio sulla reale utilità del ruolo del Garante potrebbe anche essere legittimo”.
Lo dichiara il consigliere regionale della Lega, Diego Bernardis, a proposito delle dichiarazioni rilasciate dal presidente del Garante Nazionale dei diritti delle persone, Mauro Palma, al termine della visita al Cpr di Gradisca.
In particolare, il consigliere regionale Diego Bernardis aggiunge: “Parlare di ‘tempo vuoto che può anche determinare frustrazione e violenza’ è un atto che sminuisce il lavoro delle Forze dell’ordine e per questo esprimo la mia totale solidarietà e vicinanza a donne e uomini in divisa che, in modo silente, sopportano le angherie e i soprusi di immigrati clandestini violenti e pregiudicati”.
“Come già correttamente riportato dal Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), quelle del Garante sono parole non accettabili a difesa di immigrati clandestini entrati in maniera illegale nel nostro Paese e che hanno compiuto atti illegali. Tanto più che i rimpatri di questi individui – continua l’esponente del Carroccio – oltre ad essere estremamente onerosi per i contribuenti italiani, molto spesso vengono osteggiati dal loro Paese di origine con complicate procedure burocratiche poiché ritenuti pericolosi e immeritevoli di rientro”.
“Fa riflettere che le presunte condizioni di invivibilità all’interno della Struttura, tanto denunciate da diversi collettivi ed esponenti della sinistra, sono invece state smentite dallo stesso Garante. Ancora una volta – chiosa il consigliere regionale Diego Bernardis – è emersa la faziosità della sinistra poiché il Cpr di Gradisca è una struttura all’avanguardia in cui le condizioni di vita per i detenuti sono più che dignitose e pertanto le rivolte o gli atti violenti sono ancora più inaccettabili”.